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Dall’Odissea a Harry Potter: l’importanza della biblioterapia

9 Luglio 2017 mari-cacc 3 min read
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Dall’Odissea a Harry Potter: l’importanza della biblioterapia

9 Luglio 2017 Millicent Bulstrode 3 min read

Dall’Odissea a Harry Potter, passando per I promessi sposi e Il giovane Holden: in che modo la lettura ci aiuta a star meglio? A risponderci è la medicina, che da tempo ribadisce l’importanza della biblioterapia.

Già gli antichi si erano resi conto dell’influenza che i libri esercitano sul nostro stato di salute. L’idea del potenziale terapeutico della parola risale addirittura ai tempi dell’Antica Grecia. Apollo, figlio di Zeus, era al contempo dio della poesia (e capo delle muse) e dio della medicina. Poesia e salute nelle mani della stessa divinità può essere considerato un primo segno delle origini della biblioterapia. Ancora la porta della biblioteca di Tebe, fondata nel XV secolo a.C., era sormontata dall’iscrizione in pietra “Medicina per l’anima”.

La biblioterapia nella storia

Nella lettura gli uomini hanno da sempre cercato il conforto, l’aiuto, la serenità. E la medicina ci ha dimostrato che è vero: i libri fungono da terapia contro la depressione, l’ansia e i disturbi cognitivi, e, sul lato sociale, promuovono sentimenti di solidarietà e accettazione del diverso. La biblioterapia (termine coniato nel 1916 da Samuel Crothers) è una disciplina che sfrutta al meglio il potenziale offerto dai libri per raggiungere obiettivi professionali in molti ambiti.

Oggi si parla anche di Shared Reading un termine che consente di rappresentare anche gli aspetti di questa disciplina non necessariamente legati all’ambito “sanitario”. Esistono, infatti, due diversi tipi di biblioterapia: la biblioterapia clinica e la biblioterapia dello sviluppo. La prima è quella utilizzata da professionisti del settore medico, in particolare in ambito psicologico o psichiatrico (ma non solo).

La seconda è invece usata più nel settore umanistico da educatori, bibliotecari o comunque figure non specializzate esclusivamente in campo medico. Grazie alla biblioterapia il libro diventa uno strumento in grado di offrire nuovi stimoli, aiutare a sviluppare un pensiero laterale, entrare maggiormente in empatia con gli altri e imparare a guardare il mondo con occhi deversi. Harry Potter ne è un esempio: a dimostrarlo uno studio tutto italiano.

biblioteca Alessandria
Ricostruzione della biblioteca di Alessandria d’Egitto

Harry Potter trasmette valori di inclusione e rispetto

Sul Journal of Applied Social Psychology (una delle riviste accademiche in ambito psico-sociale più importante al mondo) è stato pubblicato uno studio di un gruppo di ricercatori italiani coordinati da docenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia. La ricerca era volta a vagliare l’impatto che i libri di Harry Potter esercitano a livello socio-emotivo-affettivo sui lettori.

Ne è emerso che la lettura della saga della Rowling permette lo sviluppo di sentimenti di solidarietà, affetto, rispetto e inclusione delle diversità. L’atteggiamento dei lettori di Harry Potter migliora nei confronti di quelle categorie sociali verso le quali ci sono da sempre notevoli pregiudizi: immigrati, omosessuali, rifugiati. Per quale motivo?

«La lettura di queste storie riduce il pregiudizio perché il protagonista, Harry Potter, ha rapporti positivi con personaggi appartenenti a categorie sociali stigmatizzate. Sebbene questi personaggi siano fantastici, essi sono umanizzati dall’autrice, in modo che le persone possano associarli a categorie reali, quali appunto immigrati, rifugiati, omosessuali»

Rosa Mininno, psicologa e psicoterapeuta fondatrice della Scuola di Biblioterapia
biblioterapia

La biblioterapia per combattere il buio

La biblioterapia funziona dunque perché il paziente si immedesima nel protagonista della storia che sta leggendo: come conseguenza otterrà una maggiore presa di coscienza e un sollievo emotivo. Tale forma di terapia, comunque, non porterà a una totale guarigione. Si rivelerà efficace solo se, in dipendenza delle necessità del paziente, sarà integrata in un adatto percorso di psicoterapia. Che i libri fungano da terapia per la mente e il corpo, in ultima analisi, ce lo insegna anche J. K. Rowling.

Lei stessa ha trovato, nella stesura del primo libro di Harry Potter, la cura contro il buio di quegli anni della sua vita. Ma questo possiamo notarlo anche all’interno degli altri libri della saga. La narrativa è diventata per lei una sorta di esorcizzazione del dolore. Ad esempio, nel terzo libro con la descrizione dei dissennatori la scrittrice ha voluto rappresentare la depressione contro cui ha dovuto combattere dopo la morte della madre (ne parliamo meglio in questo articolo).

jk rowling

Che sia in fase di scrittura o di lettura, dunque, i libri si rivelano veri e propri alleati per il benessere psicologico. I protagonisti delle nostre storie preferite si trasformano nei nostri compagni di viaggio, ci aiutano a sentirci compresi e ci donano speranza. E voi avete mai sperimentato la sensazione di rinascita dopo una bella lettura? Avete mai creduto di essere stati “salvati” da un libro, una storia o una poesia? Raccontateci la vostra esperienza nei commenti!

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